
Un tramonto provenzale tra luce, silenzio e pittura en plein air
Titolo originale: View of Arles from Montmajour
Anno: 1888
Tecnica: Olio su tavola
Dimensioni: 45 × 64,5 cm
Collocazione: Collezione privata d’Arte – Gallerie Leonardo da Vinci.
Un paesaggio sospeso tra cielo e terra
Nel dipinto Veduta di Arles da Montmajour, realizzato nell’autunno del 1888, Vincent van Gogh cattura la luce dorata della Provenza in un paesaggio vasto e meditativo.
La collina di Montmajour, a pochi chilometri da Arles, diventa qui luogo simbolico di solitudine, contemplazione e rivelazione artistica.
“Si è trasferito ad Arles nel sud della Francia…” – scrive il fratello Theo a Will nel febbraio 1888.
Van Gogh aveva appena lasciato Parigi, stanco del grigiore urbano e in cerca di una nuova visione del mondo.
Il paesaggio rappresenta una veduta al Tramonto da Montmajour, una collina nei pressi di Arles, i luoghi che hanno ispirato Vincent quando aspettava l’arrivo di Paul Gauguin.
La tecnica di Van Gogh in Veduta di Arles da Montmajour
Van Gogh plasma la materia pittorica con forza fisica:
le pennellate sono vorticose, geometriche, spezzate e contorte, costruendo un tessuto visivo che non imita, ma interpreta la natura.
Si notano:
- Semicerchi e spirali,
- Virgole di colore,
- Rami deformati,
- Segni quasi calligrafici.
La natura non è più solo oggetto: diventa soggetto emotivo, riflesso dello stato d’animo dell’artista.
Van Gogh e l’arte del paesaggio come autoritratto
Nel profilo delle colline, nelle curve degli arbusti e nei tagli del cielo si possono riconoscere i contorni dei celebri autoritratti dell’artista.
È come se Vincent si riflettesse nel mondo esterno: il paesaggio non descrive, ma coincide con il suo volto interiore.
Dettagli in alta definizione
Attraverso scansioni ad alta definizione, il dipinto rivela una serie di microscopici dettagli iconografici, autentici frammenti di realtà incastonati nella pittura:
- Rami intrecciati (Branching) – struttura organica e nervosa;
- Un nido (Nest) – fragile rifugio nascosto tra la vegetazione;
- Rose selvatiche (Roses) – delicate intrusioni floreali nei campi;
- Case isolate (Hauses) – presenze umane marginali, quasi scomparse nel paesaggio.
- Una cavalletta incastrata nella pittura fresca – ritrovata dagli studiosi, prova concreta della pittura “en plein air”. Una vera traccia biologica diventata parte dell’opera, a testimoniare la fusione totale tra arte e natura.
Dal Montmartre al Montmajour: l’evoluzione del paesaggio
Nel 1886, durante il soggiorno parigino, Van Gogh aveva già affrontato un tema simile con La collina di Montmartre con cava di pietra (De heuvel van Montmartre met steengroeve).
Lì il paesaggio urbano era ancora contenuto, quasi trattenuto. Qui, ad Arles, si apre invece una nuova dimensione spaziale, luminosa e spirituale.
Veduta di Arles da Montmajour non è solo una scena rurale:
è un manifesto emotivo, un ritratto simbolico, una traccia vivente di luce e materia, impressa da uno degli artisti più intensi della modernità.
Opere correlate: echi e dialoghi visivi
Il paesaggio si collega ad altre opere fondamentali del periodo:
- Vaso con quindici girasoli (1888, National Gallery) – per la vibrazione materica del colore;
- Terrazza di un caffè a Montmartre (1886, Musée d’Orsay) – per l’atmosfera sospesa;
- Autoritratto davanti al cavalletto (1888) – per il legame profondo tra pittura e identità.

Arles nel 1888: la Provenza che ispirò Van Gogh
Nel 1888, Arles diventa per Van Gogh un rifugio creativo. La luce intensa, i campi dorati e l’attesa di Paul Gauguin trasformano la Provenza in una tela viva. Veduta di Arles da Montmajour cattura questo momento di transizione, dove la natura si intreccia con l’anima dell’artista.
Simbolismo nel paesaggio di Van Gogh
Le colline sinuose e gli arbusti contorti di Veduta di Arles da Montmajour riflettono la solitudine e la ricerca spirituale di Van Gogh. Ogni pennellata è un grido silenzioso, un dialogo tra l’artista e il mondo.
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